mercoledì 12 maggio 2010

EVOLUZIONE

In biologia, l'evoluzione è il fenomeno di cambiamento, attraverso successive generazioni, del patrimonio genetico delle specie (il genotipo) e, conseguentemente, della sua manifestazione somatica (il fenotipo). Base del processo evolutivo sono le mutazioni, ossia i cambiamenti nel patrimonio genetico, e la selezione che, infine, producono l’adattamento all'habitat e, quindi, tutto ciò può comportare anche "perdita" di caratteri e di funzionalità.

A L’Aquila l’evoluzione dei danni dovuti al terremoto è determinata dal tempo, dalle intemperie, dall’incuria: l’adattamento all’habitat, quindi, sta comportando, sempre, una perdita del patrimonio storico e artistico di una comunità, e conseguentemente della sua stessa vita.

Di seguito le foto di un nostro borgo “Roio Poggio” durante la sua evoluzione post-terremoto.



Foto di M.Cacciaguerra

1 commento:

  1. Non riesco a considerare come assolutamente negativo un evento che dovesse stravolgere e distruggere tutto.
    Oddio! Certo, come essere umano non me lo auguro, però, col tempo, anche perché costretto dagli eventi, ho riflettuto, e riflettuto ancora... tanto che ancora rifletto, e son giunto a delle conclusioni, anche se non definitive.
    C'è quella frase che dice che tutto è una metafora: partendo da qui si può arrivare alle mie modestissime conclusioni.
    Tutto quello che ci circonda ha un senso perché, ed esclusivamente per questo, lo rapportiamo a noi. Lo so, sembra una banalità, e lo è. Ciò che percepiamo come rivestito da una vernice invisibile che gli da quello speciale senso di calore, di intimità, di familiarità... è solo una suggestione.
    Quello che ci circonda, la nostra casa, gli oggetti nella nostra casa, quelli appartenuti ai nostri cari, quelli sui quali abbiamo addirittura impresso la nostra impronta con l'uso quotidiano, che sentiamo così "amici", "vicini", così "premurosi"... sono, a loro volta, nei nostri confronti, del tutto indifferenti.
    Sono fatti di atomi, di particelle che esistono e si scambiano, e si trasformano da un tempo così esteso sul quale ragionare potrebbe non avere nemmeno senso.
    Un atomo di roccia può rimanere imprigionato in una montagna per miliardi di anni e restare, per questo, assolutamente indifferente. Però intanto viene magari da un'esplosione lontanissima, e verrà vaporizzato fra altri 5 miliardi di anni... ed ancora, per lui, o per quel che diverrà, non sarà finita.
    Siamo fatti di quegli atomi lì, e credo vivremmo da ingannati se pensassimo di appartenere ad un altro destino: dobbiamo almeno metterlo debitamente in conto.
    Penso che l'arte manifesti, in definitiva, questa magia che sta nella suggestione dalla quale siamo permeati.
    Agli atomi di una pietra immagino non possa fregare di meno se la forma che li contiene è quella di un capitello o di un sasso ordinario.
    Il mondo che vediamo è quello riflesso dentro di noi, e rischiamo di perdere di vista quello che si trova invece fuori.
    Ogni giorno partiamo, ogni giorno siamo in stazione a prendere un treno per l'attimo seguente, ed ogni volta che si parte si arriva: qualcosa viene lasciato e qualcosa viene trovato.
    Sì, le cellule cambiano, al loro interno, ed è questo che fa di noi quello che siamo, in relazione al mondo che ci cambia intorno.
    Sì, si perdono caratteri e funzionalità, ma per acquistarne altri.
    Niente sta fermo, per cui dovremmo educarci a vivere in questo equilibrio perennemente instabile: amando il passato, cercando di conservarne le cose preziose, rassegnandoci anche a perderlo per andare incontro al futuro, finché ce n'è.
    Da bambino pensavo che tutto sarebbe rimasto com'era. Anzi, nemmeno lo pensavo: era semplicemente tutto "così": la mia infanzia, la mia adolescenza, i miei compagni di giochi, i miei genitori. Oggi so che le cose stanno in maniera diversa, e non volerne prendere coscienza equivale ad ingannarsi.

    Sono leggi, leggi che ci sono punto e basta, almeno per il momento: senza movimento, senza cambiamento non c'è vita.
    L'hard disk del pc? C'è un piatto che gira rivestito con una pellicola magnetizzabile, è sfiorata da una bobina, un avvolgimento, in grado di rilevare un campo magnetico... ma solo se il disco gira, però! L'energia meccanica del disco che ruota, attraverso la polarizzazione magnetica della superficie del rivestimento che passa sotto la testina, viene trasformata, da questa, in segnale elettrico. Se il disco sta fermo la testina non è in grado di rilevare nulla!
    La chitarra elettrica? Stessa cosa: sotto le corde ci sono ancora delle bobine, quando pizzichiamo un corda, queste trasformano di nuovo un'energia in un altra, che poi viene inviata all'amplificatore... se la corda non si muove, la chitarra, è ovvio, non suona!
    Sono le regole: se non ti muovi, se non cambi, se non scorri, se non muti, non vivi.
    Mi ricorda "Aspettando Godot", la canzone, però.

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