lunedì 7 giugno 2010

La ricostruzione in Umbria e in Abruzzo

La ricostruzione in Umbria e in Abruzzo a confronto preso a zonzo sulla rete
Del mio amico Massimo Prosperococco

Quando si pensa al sisma che tra il settembre e l’ottobre del 1997 ha devastato l’Umbria e le Marche, si tende spesso ad associare ad esso concetti come: container, ritardo nella ricostruzione, sfollati, scarsità di fondi, insufficiente capacità organizzativa e di coordinazione.

Il richiamo figurativo più frequente è l’immagine degli sfollati ancora chiusi nei container alcuni anni dopo il terremoto. E’ abitudine generalizzata concepire la gestione della crisi post-sisma umbro-marchigiano come sinonimo di quasi inefficienza.

Una gestione che si tende a valutare appena sufficiente, tanto da essere richiamata spesso come riferimento negativo da Silvio Berlusconi, in un continuo paragone tra le due strategie di ricostruzione. Un paragone chiaro ed efficace richiede però un’attenta analisi dei dati di fatto, dei numeri, della realtà dei due programmi e degli effetti previsti e verificati.

67.500 i cittadini abruzzesi evacuati dalle proprie abitazioni nelle ore successive al sisma del 6 aprile. Poco più di 22mila gli sfollati umbri e marchigiani nel 1997. Precisamente un terzo di quelli aquilani.

In relazione a ciò, i fondi programmati e stanziati dal governo italiano e dalla regione Umbria (attraverso diversi mutui contratti dall’ente regionale al preciso scopo della ricostruzione) ammontavano complessivamente a 15mila miliardi di lire. 7,75 miliardi di euro.

Per il dramma aquilano, con proporzioni di devastazioni triplici, lo stato italiano stanzia appena 5,8 miliardi di euro, cui vanno aggiunti i 4 miliardi programmati dal CIPE e sottratti dalla quota di fondi previsti per lo sviluppo nel Mezzogiorno e i 470 milioni stanziati dall’Unione Europea.

10,2 miliardi complessivi, comprensivi di risorse finalizzate allo sviluppo economico, alle esenzioni fiscali, ai sistemi contributivi e ai lavori di messa in sicurezza, per una porzione di paese che, invece, secondo i resoconti ufficiali dell’Unione Europea per la sola ricostruzione infrastrutturale necessiterebbe di oltre 10 miliardi di euro.

Una comparazione accurata tra i due sistemi di spesa, richiede un’analisi dettagliata per il capitolo di spesa più importante: gli stanziamenti per la ricostruzione privata.

Per Umbria e Marche, a fronte di 27.781 interventi di ricostruzione per edifici privati, vennero stanziati oltre 5 miliardi di euro. In Abruzzo il monte complessivo di fondi per la ricostruzione privata ammonta a 3,1 miliardi di euro, spalmati dal 2010 al 2032, per un numero di abitazioni colpite oltre a 34mila unità escluse le case A

Esclusi eventuali fondi FAS, per i primi 4 anni saranno disponibili 800 milioni di euro. Meno di quanto messo a disposizione nello stesso tempo per Umbria e Marche.

Altro confronto, quello sulla strategia di ricostruzione. In Umbria dopo 3 anni, il 65% delle persone era tornato nella propria casa perfettamente a norma o abitava in una casa di nuova costruzione al posto di quella vecchia. Il restante 35% usufruiva del contributo di autonoma sistemazione o dei moduli abitativi temporanei (l’11%).

Per L’Aquila il piano di ricostruzione ha concentrato l’attenzione sul piano C.A.S.E. piuttosto che sui moduli in legno. L’assenza di un vero piano di realizzazione di case in legno o mobili (con un costo pari ad un terzo di quelle temporanee in cemento armato e prive di problemi di impatto ambientale) ha comporto ancora la presenza, di diverse decine di migliaia di persone assistite dalla Protezione Civile.

Infine, ultimo raffronto: la questione dei tributi. Un raffronto immediato. Sospensione del pagamento delle tasse per due anni e recupero del 40% degli arretrati dopo 12 anni in Umbria. Sospensione del pagamento dei tributi per 16 mesi e recupero del 100% degli arretrati per l’Abruzzo.

1 commento:

  1. Ottimo, Giusi, grazie!
    Di questo abbiamo bisogno, di ricollocarci storicamente ed oggettivamente: solo sapendo dove siamo, potremo scegliere, con cognizione di causa, dove andare.

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