venerdì 16 luglio 2010

Le Leggi di Murphy


Le Leggi di Murphy sono un insieme di detti popolari a carattere ironico. Il principio fondatore è: «Se qualcosa può andar male lo farà».
Ho ripreso una di queste “leggi”, quella di Marte: «Un esperto è uno di fuori.» E a L’Aquila questo è vero più che altrove.
Così succede, ad esempio, che  nel cosiddetto “più grande cantiere d’Europa” il settore edilizio locale stenta, addirittura durante la costruzione del progetto C.A.S.E. i lavoratori aquilani sono stati esclusi. In radio, qualche mese fa, ho sentito il titolare di una di queste imprese, del Nord, che asseriva: «Si è fatto un gran lavoro, le imprese locali non sarebbero state capaci».
Andando avanti con gli esempi troviamo la Struttura Tecnica di Missione istituita dal Commissario per la ricostruzione Chiodi, per supportarlo tecnicamente e amministrativamente nella sua carica. Il coordinatore è l’architetto Fontana, rigorosamente non aquilano e a suo supporto dovevano esserci non più di 30 persone di cui almeno 15 da assumere per concorso, gli altri nominati dallo stesso direttamente, comandando dipendenti statali con determinate funzioni. Di questi ultimi non sappiano nulla (certamente non sono aquilani) per gli altri è stato appena bandito un concorso per nove posti (tra contabili, tecnici, amministrativi e informatici): non sono di certo riservati agli aquilani.
Arriviamo ieri alla conferenza stampa del Commissario dove si parla di ricostruzione. Alla domanda «Esiste un masterplan per la città dell’Aquila?» durante la trasmissione Porta a Porta del 6 aprile u.s.,,Chiodi si era esibito con la storica risposta «Mi permetta il dovuto riserbo», nei confronti della quale tutti rimanemmo di stucco. Ieri durante la conferenza stampa, appunto, ci aspettavamo che fosse tolto quel dovuto riserbo.
E invece dal cilindro vengono tirati fuori nomi altisonanti, di esperti che dovranno cominciare a disegnare la città, insomma un laboratorio di idee, non il Masterplan. Dopo 15 mesi idee, ancora idee. E gli aquilani non sono buoni neanche per le idee perché naturalmente questi esperti vengono da fuori, sennò che esperti sono?
Per carità persone degne di ogni rispetto: fra gli altri il premio nobel per l'architettura Alvaro Siza, Vittorio Magnano Lampugnani, urbanista che ha partecipato al processo di ricostruzione di Berlino, Cesare Trevisani e Paolo Leon, esperti di infrastrutture e economia e il sociologo Aldo Bonomi.
«Un modo insomma per uscire dall'autoreferenzialità del provincialismo», asserisce Chiodi.
Ma dove?
Alcuni architetti aquilani hanno lavorato molto ad un’idea di città (Colettivo99), magari nella conferenza con questi nomi altisonanti si potevano anche invitare per presentarla! Oppure altri architetti, sempre rigorosamente aquilani, che circa un anno fa si confrontavano con nomi molto importanti, e, chessò, i nostri storici, i nostri sociologi, quelli che hanno il polso, almeno invitarli!

All’Aquila c’è un sacco di gente che le idee ce le ha, ha i progetti, ha lavorato … purtroppo, credo, a vuoto!
Ma sì, basta con questa autoreferenzialità. Se sei aquilano, non sei esperto, sei autoreferenziale e, soprattutto, hai bisogno di aiuto.

Io non voglio essere aiutata, desidero solo i mezzi per ripartire.

 

4 commenti:

  1. Nell'ultima frase esprimi, al meglio, il principio di sussidiarietà. Mi sta bene l'aiuto, ma che questo costituisca l'arma per fare da soli.Quindi regole certe sulla ricostruzione ed il diritto garantito del cittadino all'autodeterminazione.
    Questi signori devono capire che non possono continuare ad operare scelte non condivise. Bisogna innanzitutto agire con l'amministrazione comunale che,noi volenti o nolenti, è tenuta a rappresentarci.
    Del Corvo ieri, l'unico che ha accennato alla partecipazione, sosteneva che è una minoranza quella che la reclama. La maggior parte degli Aquilani, sosteneva, aspetta che si decida dall'alto e che lo si faccia bene. Avrei voluto dirgli che si sbaglia. Non mi è stato concesso. Ora sta a noi affermarlo a gran voce.

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  2. Partendo da lontano. Alle ditte locali sono stati aggiudicati molti lavori del Progetto C.A.S.E. Da sole (Frezza: edifici per 18.469.446 Euro; Taddei-Edimo: pilastoni in ferro delle piastre: 24.523.090; in ATI con altre (Edimo con Malturo di Vicenza: edifici per 69.608.350 euro). Forse è poco su un totale di 803 milioni di euro. Pero la realizzazione delle opere di urbanizzazione e stata fatta prevalentemente dalle ditte locali. Idem la fornitura dei dolcini distribuiti alla presenza di Cesare il breve. Sempre poco? Comunque i lavori non sono andati solo al Nord. Sono di Roma la Donati, la Eschilo1, la Iter. Due Coop sono della Toscana (una di Empoli poi fusa con quella di Fusi, l'altra di Firenze. Parma e Modena non sono state trascurate. Una di Cagliari aveva già lavorato per il G8 a La Maddalena. Però, al Nord sono andati quasi tutti i lavori per le costosissime PIASTRE antisismiche. Così è se vi pare. Come piaceva a Calvi. In percentuale il 30% degli 803 di cui sopra!
    Ma arriviamo al convegno del 26 Luglio.
    Con alcuni "foresti" e nessun locale? E allora vuol dire che gli ultimi sono "forti e gentili" ma non "fessi". A che serve un convegno ora? A chi giova adesso?
    A non affrontare i problemi reali.
    Giustino Parisse già l'11 luglio pose delle domande precise a Cialente. Con un abile paradosso. Se ci fossero tutti i soldi come si costruirà? Non sapendo cosa rispondere, in tutta fretta, faranno arrivare dei "luminari" per dissipare le tenebre con le quali il trio Chiodi-Cialente-Fontana hanno avvolto fino ad ora la ri-costruzione?
    I locali potrebbero anche provvedere od aver provveduto da mesi. Mi riferisco ai professionisti, non a Giusi che ricordo perfettamente aver posto il problema dell'Idea di città da parecchio.

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  3. brava giusi. secondo me dovreste controllare pure che i protagonisti dell'accordo tra Struttura di Missione e Università siano dell'Aquila. Non vorrei ritrovarmi con qualche barone ottuagenario e nemmeno aquilano a occuparsi della mia amata città.
    CHIUDERE LE FRONTIERE SUBITO! L'AQUILA AGLI AQUILANI!

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  4. Per continuare con tutto questo? Ovvero con:
    - una periferia caotica nata negli anni scorsi a colpi di varianti al piano regolatore;
    - le 19 aree del piano Case costruite nel periodo dell'emergenza;
    - migliaia di map;
    - centinaia di casette "private" (spesso villette) sorte come i funghi in base a una semplice autorizzazione;
    - case dello studente che vengono costruite qua e là senza apparente criterio;
    - la volontà dell'università di mantenere più "poli" (Roio, Coppito, centro storico);
    - e poi una miriade di iniziative che si stanno realizzando senza una idea di fondo capace di guardare a una strategia di medio e lungo termine.
    Nessuno tema: questa lucida analisi della situazione locale non è stata localizzata da "forestieri", ma da un noto giornalista de ilCentro.it!
    Dubito che i cinque arzilli vecchietti che fanno insieme trecentotrenta anni potrebbero mai vedere meglio le cose. E non credo che il Collettivo99 dei giovani professionisti locali abbia prodotto nulla di meglio. Tuttavia parteggiare per gli uni o per gli altri è semplicemente fuorviante. Di questo passo quanti anni ci vorranno per fare un Piano Regolatore? Magari poi vi diranno che non serve. Il vero piano casa di Cesare è già miracolosamente in atto. Senza regole. Per necessità. Continuerà? Miracolosamente.
    Buona fortuna.

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