lunedì 9 agosto 2010

BLACK OUT




Sì un black out di 10 giorni. Da tutto, anche da Internet. Dicevano che mi avrebbe giovato. E così è stato. Davvero. Un tuffo nella normalità, a Hvar, Croazia.
Il viaggio è iniziato a Pescara dove ho incontrato un amico che mi ha chiesto: “A L’Aquila come va?” Io h risposto: “Male, grazie”. E lui ha fatto spallucce.
Poi quattro ore di traghetto che mi hanno catapultato in un luogo lontano assai più di 4 ore. Dove era impossibile parlare, non solo dell’Aquila. La lingua Croata è arabo.
Dopo un paio di giorni, come accade a tutte le donne in vacanza, ho cominciato a pensare a piccole innovazioni da portare alla mia casa in settembre. E subito un vuoto, una voragine. Io la mia casa non ce l’ho più.
Quindi i pensieri dovevano per forza andare altrove. Dove?
Non vedevo l’ora di comprare i quotidiani del giorno prima per cercare la mia città. Ed ho letto di arresti, dimissioni per gli appalti post-terremoto. Ma nulla sulla mia città. Non che in 10 giorni dovesse succedere l’impossibile!! Ma che so: una strada, una piazza riconquistate. Nulla.
Con un gommone a motore sono andata a visitare l’isola di Vis e la  Grotta Azzurra sull'isola di Biševo. Il conducente del gommone mi ha chiesto (in inglese): “Di dove siete?” ed io: “Dell’Aquila”. La sua fronte si è corrugata. Allora gli ho spiegato: “La città del terremoto”. Così lui ha capito e mi ha detto che conosce una signora dell’Aquila sposata con uno di Spalato. Gli ho detto: “Lo sai che a L’Aquila, dopo 15 mesi, è ancora tutto fermo?”  E lui, anche lui, ha fatto spallucce.
E tu non puoi neanche arrabbiarti, lì c’è stata la guerra.
Così mi sono lasciata cullare dalla bella acqua limpida dell’isola.
Poi stamane quando ho visto il Gran Sasso, il vuoto si è riempito.

Le notizie qui non sono buone.
Ci hanno persino smontato il tendone in Piazza Duomo, l’unico luogo di aggregazione della città. Sulla collina di Roio, ove nel tempo abbiamo richiamato l’attenzione della nazione con scritte gigantesche (Yes, we camp; SOS), qualche volgare persona ha depositato un pene, sì un pene.

La città intanto langue. Come la mia casa, dove oggi sono risalita. Ed è sempre peggio.
State in campana: qui, in questo mondo parallelo, la lotta si fa dura, così dura che quando non ci sei ti senti in colpa.
E’ agosto: il governo vacilla, il TG1 ci parla della casa a Montecarlo della moglie di Fini e poi ci propina una special su Nico Fidenco, la volgarità prende il sopravvento, più di prima.

Dopo Ferragosto si riapre la città.
Le barriere saranno abbattute.

Nessun commento:

Posta un commento