lunedì 16 agosto 2010

GLI ODORI

La mia amica Anna mi ha fatto un regalo: ha scritto il post che volevo scrivere io.

C’avevo pensato tutta la notte! A Ortigia: il centro storico di Siracusa. Incantevole, anche se a chiese e palazzi restaurati si alternano case diroccate, abbandonate, balconi cadenti, persiane seccate al sole. Capita anche nelle vicinanze della fonte Aretusa, dove un ristorante all’aperto a piano terra è sovrastato da finestre buie, rotte.
La città è però viva! Ieri sera era piena di gente, tutti siciliani, con gelati, granite, carrozzine e vecchietti sulle panchine. Sono convinta che L’Aquila a breve potrà essere così. Se solo assieme lo gridiamo.
Ho pensato a cosa avrebbero fatto i Siracusani al nostro posto se il centro-città fosse stato così a lungo chiuso. L’avrebbero invaso. Ne sono certa. E’ gente fiera, orgogliosa, gelosa delle proprie abitudini, a volte bizzarre. E nessuno avrebbe avuto nulla da ridire, anzi tutti gli Italiani li avrebbero sostenuti!

Personalmente non me la sento più di vedere le transenne e sbirciare l’erba che cresce nei muri, sui marciapiedi, sulle macerie, dentro le stanze delle case. Superato da tempo lo shock, è arrivata l’ora di non sbirciare più e di andarla ad amare quella mia città.

Torno domani sera nella mia città con l’animo più leggero perché questa vacanza, infine, mi ha fatto capire che è possibile una nuova città all’interno della vecchia diroccata.
E’ necessario, lo dobbiamo a noi stessi.
Una città ferita e aperta dove trascorrere di nuovo la nostra vita comune.

Mercoledì sera, al solito, sarò a Piazza Duomo, all’assemblea dei miei concittadini. Al termine, megafono alla bocca, inviterò tutti a riappropriarsi della città. Annuserò i vicoli e sentirò l’odore del pane, del vino, guarderò i cortili dei palazzi, e sarà il primo passo per risentire le voci che scaldano nuovamente L’Aquila.

1 commento:

  1. Ed io sarò con te.
    Mi sei mancata.
    Qui ci vogliono azioni. Non pippe mentali. Scusa il francesismo.
    E neanche le strumentalizzazioni. Quelle dobbiamo annientarle.

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