mercoledì 8 settembre 2010

FRIULI 2



Giorni fa ho conosciuto l’architetto Luciano Di Sopra. Un uomo di 74 anni che fece i piani di ricostruzione in Friuli dopo i terribili terremoti del 1976. Un uomo di poche parole che mi hanno riportato con i piedi per terra.
Con lui ho girato per il centro storico dell’Aquila e, paradossalmente, lui mi ha subito detto:
“Ma non è messa così male! In Friuli era tutto raso al suolo e per fare i paini di ricostruzione, tolte tutte le macerie, abbiamo dovuto ritrovare i perimetri delle case, dei palazzi, delle chiese. Qui avete tutte le facciate che stanno su, è più facile, anche se il vostro centro è molto più esteso!”
Poi mi ha detto che la ricostruzione in Friuli iniziò dopo tre anni e mezzo dal sisma ed io ho pensato:
“Bè, insomma, allora non va così male!”
E gli ho chiesto: “Nel frattempo cosa si faceva?”.
E alla sua risposta volevo scomparire.
Dunque a un anno e mezzo dal sisma, in Friuli, avevano la legge regionale, il mezzo attraverso il quale gli enti locali potevano operare. Era stata effettuata una stima scrupolosa del danno e, quindi, la legge poteva essere finanziata precisamente dallo Stato nel tempo. Era quasi terminato lo sgombero delle macerie che furono fonte di guadagno, opportunamente selezionate, riusate, riciclate. Era stato effettuato un censimento della popolazione che metteva in evidenza le necessità.
Erano state riavviate le attività produttive e, quelle utili alla ricostruzione, messe in condizioni di espandersi e dare lavoro. C’erano vari gruppi di progettisti al lavoro per elaborare piani di ricostruzione. I centri da ricostruire erano stati sezionati in piccoli agglomerati e a ciascuno veniva dedicato un progetto.
L’architetto Di Sopra venne chiamato in seguito a seguire molte altre catastrofi, all’estero.

Cercò all’inizio di occuparsi dell’Irpinia, ma venne buttato fuori.

Ah, già. l’Irpinia è Sud!!

Lo inviterò per una conferenza a L’Aquila. Dobbiamo essere consapevoli. E forti. Il percorso è molto duro.

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