domenica 9 ottobre 2011

Colpa nostra




Vorrei scrivere dei giovani, dei ragazzi, oggi, anche se non sono un’esperta, una studiosa, insomma; e non in generale, ma di quel che succede a L’Aquila: la mia città, terremotata, distrutta e ferma, da due anni e mezzo.
Ci si è riempita la bocca di tanti con parole del tipo “L’Aquila, una città per i giovani”, “L’Aquila una città accogliente”, “Dobbiamo fare qualcosa per i ragazzi, per farli restare qui”. Poi in concreto, personalmente, non ho visto nulla, se non locali dove ci si incontra per far quattro chiacchiere, bevendo e stuzzicando qualcosa.
Circa un anno fa un gruppo di ragazzi (e non solo) hanno occupato un immobile pubblico in centro, “l’asilo occupato”. Precisando che in molti non condivisero le modalità, che si alzò un polverone, che tutti si schierarono  “pro o contro” come sempre avviene, quella realtà esiste, ancora, oggi. E preciso anche che non sono un’abituale frequentatrice dell’asilo occupato, non già per ragioni ideologiche, ma molto più banalmente perché proprio non riesco ad uscire, la sera, per rinchiudermi in un posto, qualsiasi esso sia. Magari dipende dall’età, ma ciò che mi manca è poter uscire senza una meta, e ritrovarmi ad entrare in un locale o in un altro, semplicemente seguendo un istinto momentaneo.
All’asilo occupato, però, si susseguono iniziative di vario genere, dal musicale al culturale, dalle feste ai convegni, e mi risulta che quei ragazzi hanno sempre il pienone. Occorre ricordare che l’immobile occupato è pubblico, che non ha subito danni ingenti dal terremoto e, all’interno della cinta muraria, altri immobili sono agibili o sarebbero agibili con pochi lavori.
Poi ci sono i locali in centro (pochi e tutti bar, pub e roba del genere) che, soprattutto il giovedì e il sabato, sono raggiunti da migliaia di ragazzi, davvero migliaia e il centro storico abbandonato, diroccato, fermo, è tutto loro.
Ancora, lo scorso anno, gli alunni di una scuola superiore indicarono che la loro prima necessità era quella di poter avere uno spazio di “aggregazione in centro”.

Bene, al momento nell’ordine, succede questo:

l’asilo occupato è senza corrente e descritto come luogo di perdizione (leggete qui)

in centro, specie al giovedì, sono state adottate misure restrittive che riguardano, oltre il divieto ad adoperare, fuori dei locali, bicchieri di vetro, anche il divieto di sosta, con multe a gogò. I vigili urbani dicono che queste misure servono a tornare alla normalità e bloccano (giusto o meno che sia) l’apertura di nuovi locali. Apro qui una piccola parentesi, o, meglio, pongo delle domande che mi assillano da tempo: perché in centro vi sono stati e continuano ad esserci furti? Come mai le imprese che hanno lavorato in centro hanno fatto il bello e il cattivo tempo, lasciando, per esempio, i luoghi dove hanno lavorato (a suon di svariate migliaia di Euro) sporchi, pieni di detriti e immondizia, amianto eccetera? Dov’ erano i vigili allora? Forse quella non è normalità? Di chi è e di chi è stata questa città finora se poi si multano solo i residenti (per di più giovani) e in cerca solo di aggregazione?

Giorni fa Giorgio De Matteis mi ha detto che a breve saranno disponibili i soldi (non ricordo quanti) per la costruzione di un centro polifunzionale provvisorio in Piazza San Bernardino, dedicato proprio ai giovani. Ricordavo bene questa promessa fatta ai ragazzi delle scuole, ma ora mi viene spontanea un’ osservazione: come mai, a fronte di una richiesta tanto pressante di luoghi di aggregazione in centro storico, nessuno ha provveduto a pensare, almeno a pensare, di ristrutturare immediatamente immobili già esistenti e ancora abbandonati? A me viene in mente la scuola media Carducci, in Viale Duca degli Abruzzi, per di più vicina all’asilo occupato, ma ce ne potrebbero essere altri! Per non parlare poi, dei centri polifunzionali per studenti universitari (fuori centro storico), costruiti, inaugurati ma con enormi problemi di gestione, tanto che una mega-palestra è a tutt’oggi chiusa, inutilizzata.
Invece si decide, come promesso, di costruire una struttura nuova, costosa e in Piazza San Bernardino. Che poi provvisoria è un termine che personalmente temo, e a ragione! Qui il provvisorio, tutto, è divenuto permanente, dal progetto C.A.S.E., alle casette di legno, passando anche per i container.
Una nuova struttura, moderna, efficiente, leggera e antisismica in una piazza enorme, dove sorge già una casetta (neanche tanto “-etta”) che ospita la struttura di supercoordinamento  dei cantieri in centro storico; sì proprio super, così super che, secondo me, rimarrà lì chiusa ancora per anni, con accanto quella nuova per i ragazzi, e accanto ancora la Scuola De Amicis, da ristrutturare assolutamente, a suon di milioni, senza che la città possa esprimersi in luoghi riconosciuti, riguardo il destino di quella piazza, così come di altro. Perché poi ci sono parecchie persone, anche esperte, che vedrebbero di buon occhio altri progetti su quella Piazza: più a largo respiro, più coraggiosi, più partecipati.

E invece il malato viene curato a pezzi: un iniezione di qua, un impacco di là, qualche massaggio da una parte, operazioni chirurgiche da un’altra, e persino interventi plastici ricostruttivi in luoghi che non ne avevano bisogno.

E poi ci sono i ragazzi: quelli di “L’Aquila città giovane, del futuro, a dimensione dei ragazzi”. E potete scommetterci che la nuova struttura a Piazza San Bernardino verrà usata come spot elettorale.
E ci sono anche i meno giovani, gli adulti che in comune con i ragazzi mancano di un luogo, di luoghi.
E poi ci sono gli anziani: quelli che arrivato il freddo non resisteranno a lungo sotto una pensilina a giocare a carte.
Questa è la realtà.
Ma la nostra città irreale è fatta di farneticazioni, fantasie e battibecchi. L’ultima esternazione del nostro Commissario Gianni Chiodi grida vendetta: Noi (non ho capito se il plurale è maiestatis) abbiamo chiesto che fosse la comunità a scegliere e decidere come ricostruire, quindi ci vorrà tempo
Nella sua semplicità questa affermazione è fantastica:  lo capite che è tutta colpa nostra?

3 commenti:

  1. la cosa che più mi duole è l'abbandono dei media nazionali, io come calabrese ne so qualcosa....scrivono solo quando ammazzano qualcuno.

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  2. Vedi caro Cirano, la cosa assurda sono le parole del Commissario, che va fuori (stavolta a Bologna) e dire che è tutto a posto e, se qualcosa non va, è colpa di altri. Stavolta dei cittadini.

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  3. Di cose assurde ne ho lette sia nell'articolo della giornalista che racconta della serata musicale all'asilo sia per bocca di un Commissario che rimane incomprensibile anche a chi aquilano non è (come me). A l'Aquila, hanno sempre procurato "fastidio" coloro che si rifiutavano di aspettare non si sa cosa. Posso capire, anche se non giustifico, l'atteggiamento del "politico" ma, francamente, non comprendo quello di comuni cittadini come una giornalista o alcuni tra coloro che hanno commentato l'articolo della stessa.

    Grazie per le continue e preziose informazioni che diffondi con il blog e buona giornata.

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