sabato 1 ottobre 2011

Gratuità


Ho letto ieri un articolo sull'Aquila, non importa su quale testata, nel quale, tra le altre, venivano riportate svariate questioni aperte sull'Aquila. In particolare mi ha colpito questa frase 
" Un altro esempio? Chi abita nelle 19 new town, circa 15 mila persone per un totale di 4500 famiglie, non paga le bollette di acqua e luce, mentre tutti gli altri sì. Altri 15 mila voti in cui confidare."
Mi ha lasciata un po' sgomenta, forse perché abito nel progetto C.A.S.E. e, quindi, sarei parte delle 15mila  persone, quindi 15.000 voti (come se votassero anche i bambini), di scambio per presunte utenze gratuite.  Sono parte, quindi, di una massa di persone che, scritto così, sembra quasi che siano pecore.
Ora è chiaro l'intento giornalistico d'effetto, per carità, ma mi è parso "offensivo" per quelle 4500 famiglie (che poi sono poco più di 13.000 persone), che abitano le niutaun”.
Ecco, chi abita nelle CASE, insomma a Berlusconia, sta lì perché ha perduto la propria abitazione: come tanti altri che, invece, alloggiano altrove. In questi due anni, di questo sottoinsieme di popolazione, ne ho sentite di tutti i colori, sono fortunati: la loro casa è antisismica, immersa nel verde, hanno la TV, e poi tutto gratis.
Potrei dirne tante per ciascuno dei punti, ma una cosa vorrei sottolineare, una sola, della mia esperienza a Cese di Preturo. Se qualcuno mi chiede cosa ti manca di più (chiaramente oltre alle persone che non ci sono più, la città intera, la casa di prima), al momento, e cioè dopo due anni a Berlusconia, io rispondo: le cene con gli amici. E sì, perché qui a L'Aquila, città freddissima d'inverno, la vita sociale si svolge spesso tra le mura di casa, sia per me che anche per tanti ragazzi che alla sera, per esempio i miei figli, si “sparano” un bel film assieme, magari, come nel mio caso, usando un videoproiettore su una parete bianca, con effetto cinema.
Ecco questo non c'è più. Le C.A.S.E., dopo due anni sono divenute delle piccole prigioni, piene zeppe di roba che ti serve per sopravvivere, senza nessuna intimità (siamo in 4 in 50 mq), insomma mi avvio al terzo Natale senza tradizionale cenone.
E questo è solo uno dei tantissimi aspetti della vita di un terremotato a Berlusconia.
Per questo, pur se faccio parte delle 15.000 pecore portatrici sane di un voto di scambio per misere bollette (che tra l'altro stiamo cominciando a pagare), io voterò per chi mi farà uscire da qui il più presto possibile, restituendomi quelle belle serate nel soggiorno di una casa al quinto piano, con veduta sulle luci di una città viva.
Forza L'Aquila sempre

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