giovedì 15 dicembre 2011

Di terremoto in terremoto

Il titolo del post non c’entra nulla con quello che voglio scrivere, serviva solo a farvelo leggere!

La mia casa


Perché io, invece (invece rispetto a tanti miei amici), a Natale parto, vado via. E non crediate sia semplice, andarsene, intendo. Perché ci sono alcune tradizioni/abitudini  cui si è legati, magari ipocritamente, ma pur sempre appiccicate con una colla a rapida presa. Così mentre pensi “Caspita c’ho quasi 55 anni, posso permettermi per la prima volta in vita mia di scappare dal Natale!”  subito capisci che non sarà gratis.

Anni fa, ero sposata, tentai di scappare dal Natale, fu impossibile. Le rispettive famiglie eressero in pochi minuti muri invalicabili e resistentissimi: roba da poter loro affidare la ricostruzione dell’intero cratere sismico!

Quando nel 2009 decisi di rompere leggermente le regole, imponendo la cena del 24 dicembre nella mia C.A.S.A., si produsse una spaccatura quasi insanabile. Vero! Andò proprio così.

Quindi quest’anno, con largo anticipo ho comunicato la mia intenzione di partire: sono volate, velatamente, delle proteste, in qualche caso silenzi. Non mi aspettavo, comunque, di ricevere sottili frasi colpevolizzanti del tipo: “I veri aquilani restano”, “Non esiste che a Natale uno se ne va da una città distrutta”. Queste pesano più di altro.
E allora penso: se parto il 26 dicembre, o il 7 gennaio, o quandocavoloditevoi, va bene? 

Ma come mai solo in questo periodo ci si chiede l’un l’altro “Che fai a Natale? E a Santo Stefano? E a Capodanno?” e nessuno che chieda “Che fai stasera? Domani? Sabato?” o in qualsiasi giorno?
Perché a L’Aquila, dove non esiste la città, è problematico persino passare le serate, i pomeriggi, le giornate, durante tutto l’anno. Perché non ci sono punti di incontro, come in qualsiasi altra città: siano essi  strade,  cinema, teatri, caffè, insomma quelle cose normali che se non ce l’hai, dopo per 32 mesi consecutivi, ti senti di impazzire. Ti senti diverso, ti arrabatti, spesso ti chiudi in casa e speri che nessuno ti chieda “Che hai fatto ieri sera?”.

E allora parto, sì, parto. E ringrazio di avere affetti lontani da andare a trovare. Di avere un posto dove c’è un albero di Natale, ché qui a C.A.S.A. non c’è posto.
Neanche il prossimo Natale sarò nella mia casa vera, men che meno nella mia città. La mia casa ora sta così come vedete nella foto, i lavori vanno avanti, ma il progetto non è stato ancora approvato. Alla mia domanda “Come vanno i lavori?” rivolta all’ingegnere responsabile del cantiere, la risposta è stata “Bene, stiamo sfasciando tutto. Per il prosieguo aspettiamo l’approvazione del progetto”.

Buon Natale

2 commenti:

  1. Giusi, casa mia ad Amsterdam è libera dal 24 dicembre e rientriamo il 7 gennaio. Ti interessa? porta chi vuoi fissi ci sono 6-7 posti letto Più un divano letto in soggiorno.

    RispondiElimina
  2. Grazie mille. Ma sai, vado da Martina, in Spagna!!!

    RispondiElimina