sabato 29 dicembre 2012

Il mio Abruzzo è questo


Il Gran Sasso dalla Crocetta



Solita passeggiata alla Crocetta: una montagna di circa 1000 metri molto cara agli aquilani. Stavolta ero sola, a riprendermi un pezzo di me.
Perché quando nasci tra le montagne,  non puoi fare a meno di sudartele ogni volta e di raggiungere, anche d’inverno, un punto dove ti senti abbracciata da loro. Questo è quella piccola montagna sfregiata da un incendio:  quando arrivi su,  sulla sinistra si staglia il massiccio del Gran Sasso, sulla destra il Monte Cagno, in fondo il Sirente e maestosa la Maiella.
Una corona bianca che stasera  stava colorandosi di “tramonto”. 

Questo è l’Abruzzo interno, quello dal quale si vede il mare sciando, quello della roccia, dura, quella dei sentieri tra faggete, quello nel quale sono nata, cresciuta e divenuta adulta. Un Abruzzo non famoso turisticamente parlando, persino sottovalutato. Così facciamo più noi per le nostre montagne, raccontandole, che chi dovrebbe valorizzarle.
E basterebbe poco. Non certo gli “ski dome”. Basterebbe che funzionasse bene ciò che c’è e che le persone venissero d’inverno anche per ammirarle dalla città, se questa avesse da offrire qualcosa in più che la Perdonanza. Chiunque viene ne rimane incantato e torna, anche se è difficile rimanere quando nel capoluogo di Regione non c’è la giusta accoglienza.

Tornata poi in città, l’ho guardato il Gran Sasso, come sempre, mentre mi accompagnava a C.A.S.A.
Era rosa. Come si può raccontare una montagna di 2912 metri che assieme al suo massiccio diviene rosa?
Il colore rosa passa poi  al cielo e la montagna si illumina prendendo le sembianze di un faro, quello che in realtà è per tutti noi.

Le sento mie quelle montagne, ma so che sono di tutti.

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