martedì 11 marzo 2014

Gli articoli della Costituzione



Articolo 3 della Costituzione: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
 Ecco, non ho mai sentito tante baggianate su questo articolo della Costituzione, come in questi giorni nei quali la parità di genere è stata la vittima sacrificale di ben altri obiettivi. È andata come è andata, non mettiamoci un punto, però, almeno noi donne.
Tornando all’articolo 3 della Costituzione, ho sentito in radio giorni fa (La Zanzara radio24) e anche letto qui, un’interpretazione alquanto surreale dello stesso, surreale e strumentale. I signori in questione, uomini naturalmente, se ne escono con affermazioni del tipo «Se l'idea delle quote rosa è "obbligare ad una quota rappresentativa di una parte enorme della società", perché non rispettare le quote delle minoranze? Vorrei quote gay, quote lesbo, quote trans... certo, sia chiaro, in maniera direttamente proporzionale alla percentuale di popolazione rappresentata».

Ora non so voi, ma a me questa cosa fa una rabbia che non ve ne dico nulla. Perché?
Dunque tutti noi facciamo parte del genere Homo (specie sapiens-senza alcuna sottospecie) che come tutte le forme animali appartenenti alla nostra classe “mammiferi” e non solo, si riproducono in maniera sessuata, attraverso la fusione di due gameti, uno maschile e uno femminile, portati da due individui di sesso diverso. La riproduzione sessuata, pur essendo più complessa rispetto alla riproduzione asessuata, è stata premiata dall'evoluzione, in quanto comporta un elevato grado di variabilità con sempre nuove combinazioni di caratteri ereditari, utili a fronteggiare i mutamenti ambientali e le mutazioni geniche.
Purtroppo la variabilità genetica e l’ambiente non hanno permesso all’Homo sapiens di essere così sapiente da elevare a ricchezza le differenze, a partire da quelle sessuali, che poi se non esistessero neanche l’Homo sapiens esisterebbe più.

Il fatto che i nostri padri costituenti abbiano dovuto precisare che la dignità sociale e la legge devono essere uguali per tutti, senza distinzione, la dice lunga su come l’Homo sapiens si sia poco evoluto nella direzione dell’uguaglianza, e la storia recente è piena, specie nel mondo occidentale, di discriminazioni di ogni sorta. E che in quell’articolo della Costituzione si sia dovuto inserire anche “senza distinzione di sesso” ci mette di fronte alla più grande delle discriminazioni, che non sto neanche a sottolineare.
Quindi quello che vorrei chiedere a chi fa i sopracitati voli pindarici, è di riflettere sul fatto che in un articolo della costituzione si sottolinea che dovremmo essere tutti uguali e dovremmo rimuovere qualsiasi ostacolo che impedisca il pieno sviluppo della persona. Andando a ritroso nella storia anche recente, possiamo ben capire come mai la Costituzione elenchi, tra le altre, le differenze di razza, o di religione o di condizioni sociali eccetera. Ma vogliamo riflettere su “senza distinzioni di sesso”, o no? Intanto è implicito, anche se non si dice, che il sesso discriminato è quello femminile. E non venitemi a raccontare il contrario! Non è che gli uomini hanno quasi completamente abbandonato il “mestiere” di maestro elementare perché sono discriminati, oppure non vengono accettati come assistenti ad anziani, malati o diversamente abili, o ancora come colf, o hanno stipendi più bassi o roba del genere! Per dirla tutta vorrei poter vivere in un mondo nel quale quell’articolo 3 fosse più breve: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”.

Poi, e lo sappiamo tutti, quell’articolo della Costituzione non parla di quote rose per la formazione di liste elettorali, ma di rimozione di ostacoli. E l’ostacolo stavolta, purtroppo, è all’interno della società stessa. Cavalcare tutto ciò,  mettendo in evidenza un’ eventuale contraddizione rispetto ad altre categorie discriminate, sa di vecchio, stantio e maschilista, sì maschilista.
Perché la realtà è che nel grande insieme dell’umanità esistono tante categorie discriminate ed è inutile che chiudiamo gli occhi, ma questo insieme che dovrebbe essere unico, perché comprendente la stessa specie (senza alcuna sottospecie) è  suddiviso, in realtà,  in due sottoinsiemi distinti: “maschi e femmine”.
Quando si tratta di discriminare in base alla razza (che tra l’altro è un termine da cancellare anche dall’articolo della Costituzione), per esempio, non esistono più distinzioni di sesso: se sei nero o giallo non importa più  se sei uomo o donna. Se sei ebreo o musulmano, chissenefrega se sei maschio o femmina. Anche se, e questo deve far riflettere, solo ad esempio, un “maschio bianco” raramente fa di mestiere il “badante”, invece quello “colorato” sì, e va anche bene. Una discriminazione al rovescio, la definirei.

Paradossalmente se si volesse rappresentare l’umanità come un insieme di individui e sottoinsiemi di varie categorie, esattamente le donne non sapremmo dove metterle. Perché in realtà non dovrebbero essere un sottoinsieme, non lo sono, proprio per definizione. Prendendo a caso una persona dalla popolazione italiana, abbiamo la stessa probabilità che ci capiti un uomo o una donna e la stessa probabilità che questa sia laureata o no, capace o no, antipatica o simpatica. Ma non la stessa probabilità che abbia un lavoro né tanto meno che questo abbia una retribuzione equa, nè la stessa probabilità che sia presidente di qualcosa, Rettore, o che occupi un posto apicale.

Ed è per questo che occorre urlare “parità di genere”.
Ed è per questo avrei preferito il grimaldello dell’alternanza di genere sulle liste elettorali. Ma a quanto pare ce lo dobbiamo “meritare”.

I suddetti signori farebbero bene ad ampliare le loro conoscenze leggendo attentamente l’articolo 51 della Costituzione, che metto in grassetto-sottolineato:
Tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini. La legge può, per l'ammissione ai pubblici uffici e alle cariche elettive, parificare ai cittadini gli italiani non appartenenti alla Repubblica.

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